Cancellare notizie da Google: diritto all’oblio tra GDPR e riforma Cartabia

Dal 2014, con la storica sentenza della Corte di giustizia UE nel caso Google Spain (C-131/12), il diritto all’oblio è entrato ufficialmente nel vocabolario giuridico europeo. Per la prima volta, si è riconosciuto che un cittadino può chiedere la rimozione di link lesivi associati al proprio nome, imponendo ai motori di ricerca di bilanciare la libertà di informazione con la tutela della reputazione. Oggi, l’art. 17 GDPR consacra il diritto alla cancellazione dei dati personali, ma la sua applicazione pratica è tutt’altro che lineare.

In Italia, un passaggio decisivo è arrivato con la riforma Cartabia, che ha introdotto l’art. 64-ter disp. att. c.p.p. Grazie a questa norma, chi viene assolto o archiviato può chiedere direttamente alla cancelleria del giudice l’annotazione per la deindicizzazione Google dei dati personali legati al procedimento. Non si tratta di cancellare il contenuto dal web, ma di impedire che il nome dell’interessato compaia tra i risultati di ricerca. Una conquista significativa, ma che lascia ancora zone d’ombra: basta cambiare parola chiave, data o nome di un coimputato, e la notizia può riaffiorare.

Il legislatore sta cercando di rafforzare gli strumenti per cancellare notizie da internet. La proposta di legge presentata nel 2025 da Simonetta Matone, ad esempio, mira a imporre ai media di pubblicare le sentenze di proscioglimento accanto alla notizia originaria, oltre a potenziare i meccanismi di deindicizzazione obbligatoria. È un segnale chiaro: non basta più limitarsi al tecnicismo informatico, serve una tutela della reputazione online capace di restituire dignità a chi è stato assolto, ma continua a subire l’etichetta negativa di vecchi articoli.

Il problema non è solo nazionale. La Corte di giustizia UE, con la sentenza C-507/17, ha chiarito che la deindicizzazione vale solo per le versioni europee del motore di ricerca, lasciando scoperto tutto ciò che resta accessibile da server extra-UE. In Italia, la Cassazione (ord. 34658/2022) ha tentato di spingersi oltre, aprendo alla possibilità di chiedere una cancellazione estesa, ma senza una collaborazione concreta dei motori di ricerca la prospettiva resta difficile da attuare.

In questo contesto, farsi assistere da un avvocato esperto in diritto all’oblio GDPR è essenziale. Ogni istanza per la cancellazione di notizie da Google va costruita con cura, valutando se agire con il modulo diretto di Google, con l’istanza alla cancelleria penale, con un reclamo al Garante o persino con un ricorso al TAR in caso di inerzia. Solo un percorso ben pianificato può trasformare un diritto teorico in un risultato concreto: la rimozione di link dannosi, la protezione dell’identità digitale e la possibilità di guardare avanti senza il peso del passato.